Arti Marziali e difesa personale (Parte 2)

Con gli esempi che ho riportato nella prima parte volevo dimostrare che le arti marziali tradizionali sono efficaci ai fini della difesa personale per il fatto che fortificano il carattere e formano quegli attributi mentali che permettono di usare le tecniche apprese.

 

In questa seconda parte spiegherò come è nato il corso di difesa personale e come è strutturato.

 

la prima parte dell'articolo

 

 

 A convincermi ad aprire un corso "non tradizionale" è stata la proprietaria di una palestra che mi fece notare come oggi la disciplina proposta dal Kung Fu tradizionale risulti poco appetibile, e che se una donna oggi ha timore per la propria incolumità non pensa ad iscriversi a un corso di Tai Chi!

All'inizio rifiutai questo tipo di discorso, etichettandolo come troppo commerciale.

Mi vennero però in mente le lezioni di Filosofia Buddhista relative alla figura del Maestro (non che mi ritenga tale, ma nel ruolo di insegnante ritengo di dovermi avvicinare a quel modello) che nell'insegnare deve tenere presente le aspirazioni e le attitudini dell'allievo.

Questo perchè all'inizio l'allievo non può dare valore a un insegnamento che non conosce, ed è una forma di arroganza quella di imporre una disciplina a chi non è disposto ad abbracciarla.

 

Ho pensato quindi a un modo per far acquisire determinate qualità senza usare quegli esercizi che nel Kung Fu servono a svilupparle.

Per sostituire quella parte fondamentale per l'addestramento ho attinto dall'esperienza fatta prima seguendo il mio Maestro di Kung Fu durante il corso di meditazione e ginnastica che ha tenuto nel carcere di Bollate su indicazione del Lama residente al centro Ghe Pel Ling di Milano, e poi tenendo io le lezioni con un mio compagno di allenamento.

Lo scopo era di proporre gli esercizi di training mentale del Buddhismo Tibetano per lo sviluppo degli aspetti positivi della mente e la riduzione degli aspetti negativi abbinandoli all'esercizio fisico per incrementarne l'efficacia, e soprattutto svincolandoli da un contesto religioso.

I risultati ottenuti dai detenuti in termini di riduzione di aggressività, concreti cambiamenti nell'umore generale e nella risposta a situazioni di disagio furono in alcuni casi notevoli e pensai di poterli replicare al di fuori del contesto della prigione.

 

Ho quindi pensato di riproporre quella formula garantendo così la presenza dei tre elementi che a mio avviso compongono e rendono efficace l'addestramento nel Kung Fu tradizionale:

  • preparazione mentale,
  • preparazione fisica
  • preparazione tecnica.

 

 

La preparazione mentale comprende esercizi di concentrazione ed analisi basati sulla filosofia del Buddhismo Tibetano, che se eseguiti con costanza portano a sviluppare gli aspetti positivi della mente come calma, coraggio e concentrazione, e a ridurre quelli negativi quali paura e rabbia. Questi sono gli strumenti di prevenzione migliori in quanto: permettono di riconoscere situazioni di pericolo ed evitarle, eliminano una serie di atteggiamenti da "vittima" che possiamo adottare in maniera inconsapevole, riducono l'aggressività che ci può portare a reagire con rabbia e senza consapevolezza.

 

La preparazione fisica consiste di esercizi ad intensità crescente per sviluppare forza, flessibilità e coordinazione. Queste doti sono necessarie per la corretta esecuzione delle tecniche, ma principalmente danno buona salute, un portamento più sicuro ed un aspetto più vigoroso. In molti casi questo è sufficiente a scoraggiare un potenziale aggressore.

Per questa parte dell'addestramento ho attinto dal Pa tuan Chin della scuola Chang, e dal Daruma Taiso della scuola Shoreikan (di cui il mio Maestro è stato membro, arrivando al grado di cintura nera con il Maestro Tamano)

 

La preparazione tecnica consiste nello studio di tecniche di difesa e contrattacco, e nella loro esecuzione in coppia. Attraverso la ripetizione di pochi movimenti si inducono delle reazioni spontanee a diverse situazioni. Lo studio delle tecniche è a difficoltà crescente in modo da soddisfare sia chi cerca un metodo facile e veloce da apprendere, sia chi cerca un percorso di crescita graduale.

 

Ritengo che il primo obiettivo di un addestramento debba essere lo sviluppo di calma e consapevolezza, poichè chi non è abituato a combattere non può pensare di imparare in palestra! Vivendo in situazioni di relativa pace non ritengo utile sviluppare aggressività e rabbia, o creare artificialmente delle situazioni per abituarsi a un contesto che non è quello in cui si sta vivendo. Come dimostrano gli esempi concreti che ho citato nella prima parte, per difendersi bastano davvero poche nozioni, ma risultano indispensabili la buona preparazione fisica e mentale.


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