La meditazione nelle arti marziali

Le Arti Marziali non nascono nei templi ma nei campi di battaglia.

Per quale motivo spesso vengono accostate a filosofia e pratica spirituale?

 

Non è contraddittorio affiancare una filosofia che predica la non violenza a una disciplina che addestra al combattimento?

 

Scrivo questo articolo in seguito a un confronto con altri praticanti di diverse discipline.

Qualcuno vede l'arte marziale solo come addestramento al combattimento, altri solo come strumento di crescita interiore.

Riporto quanto ho capito delle lezioni impartite dai miei Maestri. Cercando di non stravolgere quanto mi è stato insegnato, provo a dimostrare come le due posizioni contrapposte in realtà debbano coesistere affinchè si possa parlare di "Arte Marziale" poichè In un caso viene meno l'aspetto artistico, nell'altro l'aspetto marziale.

 

 

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La meditazione è addestramento

Nella tradizione del Buddhismo tibetano, la meditazione è un esercizio per familiarizzare la mente con un oggetto. Tramite questa familiarizzazione si possono sviluppare capacità mentali ed eliminare  difetti mentali.

 

Si possono distinguere 2 metodi di meditazione: concentrazione e analisi.

Per concentrazione si intende mantenere la mente focalizzata univocamente su un oggetto, per analisi si intende l’esame dettagliato dell’oggetto.                                                              

 

Ci sono situazioni a cui reagiamo con paura, rabbia o con altre emozioni negative. In quei casi siamo portati a pensare che sia normale se non addirittura giusto provare quelle emozioni. Pensiamo che quello stato mentale sorga spontaneamente e di non poter far nulla a riguardo.

 In realtà ciò che sorge nella nostra mente non è naturalmente presente ma è frutto di abitudine. Se ci abituiamo a reagire con rabbia o paura a determinati stimoli, quell’abitudine diventerà sempre più forte e spontanea. La meditazione serve a prendere abitudini virtuose, a sviluppare aspetti positivi della mente e a ridurre i suoi aspetti negativi.

 

 

Mente e corpo si sviluppano secondo lo stesso meccanismo; si crea un abitudine positiva attraverso la ripetizione di un esercizio.

 Se voglio aumentare forza o velocità dovrò fare gli esercizi che mi permettano di sviluppare quelle doti, analogamente se voglio diventare più calmo, compassionevole, concentrato, dovrò fare degli esercizi che portino quei benefici; allo stesso modo si possono fare degli esercizi per diminuire difetti come rabbia e orgoglio.

Meditare è quindi  un addestramento e in quanto tale richiede impegno e fatica!

 

Allenare il corpo è relativamente facile in quanto lo si  può vedere e toccare; un errore nell’ esecuzione di un movimento è evidente. La mente non può essere vista, per questo può non essere facile accorgersi di un pensiero che, ad esempio, porterà a sviluppare rabbia.

 

Poiché il corpo è mosso dalla mente, si possono usare esercizi fisici per addestrare la mente ottenendo due benefici: salute fisica e mentale. Questo meccanismo è ciò che sta alla base del connubio tra spiritualità e arti marziali avvenuto in oriente e sopravvissuto fino ai nostri giorni.

 

la relazione con le arti marziali

Che senso avrebbe addestrarsi al combattimento in un mondo pacifico?

 Poi... Che scopo avrebbe un atleta anziano ad allenarsi se non dovesse più gareggiare? 

 

Una disciplina che abbia come unico scopo l'addestramento al combattimento perde di significato nel momento in cui non ci sono più conflitti. Così come un allenamento volto unicamente alla performance in gara perde di significato nel momento in cui l'atleta non può più gareggiare.

Tutti invecchiamo, e inevitabilmente arriverà il momento in cui il corpo non potrà più competere o combattere...

 

 

I Maestri fondatori delle scuole tradizionali di arti marziali hanno sviluppato delle tecniche per rendere significativa la pratica anche in età avanzata, e anche in assenza di conflitti. L’arte Marziale usa lo spirito combattivo e lo alimenta per portare il praticante a combattere la battaglia che veramente conta; quella con i suoi difetti mentali.

 

La ripetizione continua e attenta di una tecnica, l’uso della visualizzazione nello studio delle forme sono elementi di affinità tra arti marziali e discipline spirituali. Grazie a questa affinità  è stato possibile introdurre nella pratica anche esercizi spirituali propri delle tradizioni Buddhista e Taoista. L’effetto di questi esercizi è quello di ridurre aggressività, rabbia e nervosismo, aumentando concentrazione, disciplina e calma.

 

Per combattere meglio occorre essere calmi, concentrati, per essere calmi e concentrati occorre eliminare gli aspetti mentali negativi diventando via via persone pacifiche. Per questo seguendo la disciplina di un'Arte Marziale persone non interessate a meditazione e filosofia possono avere uno sviluppo spirituale.




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Commenti: 2
  • #1

    Tarun (martedì, 12 aprile 2016 17:56)

    Il qui e ora e' lo stato in cui si trova la mente del praticante di Arti Marziali.
    Il qui e ora e' lo stato della mente del praticante di Meditazione.
    In questo modo la Med e le AM sono in relazione
    Se lo stato di presenza attenta e consapevole ( qui e ora ) non è presente, non c'è ne arte ( DI NESSUN GENERE) ne Meditazione.
    La cosa in se è semplice ma è anche un discorso complesso occorre esercitarsi x comprendere la differenza.
    La mattina ,dopo aver sognato, ci svegliamo e ci rendiamo conto che stavamo sognando.Mentre sognavamo eravamo convinti di esser presenti (svegli).
    In Meditazione siamo svegli,presenti ,atttenti, pronti...come in combattimento.Oppure siamo morti o addormentati . In pratica non presenti.
    E' semplice .

  • #2

    Sportmassaggio (martedì, 12 aprile 2016 22:31)

    @Tarun.
    Grazie della risposta. L'articolo nasce in risposta a seri praticanti di discipline da combattimento che storcono il naso (giustamente) di fronte a certi discorsi con contenuti "mistici" fatti da marzialisti. Purtroppo la meditazione viene venduta e se ne nasconde la funzine. Mi piace l'ultima frase che hai scritto. Quando mediti sei sveglio... e l'analogia che fai rende bene il tipo di attenzione che dovrebbe avere un praticante quando si allena. Se in combattimento ti distrai muori...